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Vissero felici e contenti… e poi?
Infelici e scontenti

Vi siete mai chiesti cosa è successo agli eroi e alle eroine delle fiabe dopo il classico “…vissero felici e contenti”? A questa domanda ha provato a dare una risposta Alice Chimera con il suo originale “Infelici e scontenti”, il primo romanzo della nostra collana Lumiere, dedicata al mondo della fantasia. Facciamo due chiacchiere con l’autrice. Come nasce questo libro? “Infelici e scontenti” è stata una valvola di sfogo di un periodo molto delicato. Sono cresciuta con i lungometraggi Disney, ho sempre pensato che se mi fossi impegnata, se fossi sempre stata buona avrei realizzato i miei sogni. Ho sbattuto la faccia contro la crisi, la competitività della società e addosso a quella marea di truffatori e furbi che la scampano sempre. Tutta la rabbia, la frustrazione e la tristezza trovarono un capro espiatorio nelle principessine. Dopo un anno, i racconti erano pronti e io ho iniziato a lasciarmi il passato alle spalle, pronta per affrontare il mondo reale con coerenza. A chi si rivolge? Mi piacerebbe aiutasse le persone che come me hanno o stanno affrontando situazioni difficili, vedendo come si debba pesare i pro e i contro di ogni sogno da realizzare e arrivare a sacrificarlo per poter vivere comunque felici creandone di nuovi. Sarei poi contenta se queste storie allietassero il tempo libero dei lettori saziando la loro sete di sangue. Come è nato il rapporto con la scrittura e cosa significa per te? Purtroppo non nacque con i migliori auspici: essendo dislessica (senza che gli insegnanti ci arrivassero prima dei miei sedici anni) ho sempre avuto problemi a mettere su carta i miei pensieri e le miriadi di storie e fantasie che creavo. Quando poi ho affrontato tutto questo ho iniziato a scrivere davvero; negli ultimi anni è divenuto un’autentica valvola di sfogo, dal 2010 infatti cerco di esorcizzare ansie e paure mettendole su carta spolverandole con una buona dose di fantasia. La mia speranza è che scrivere mi porti verso un nuovo domani, lasciando ai posteri qualcosa di me; desidero restituire quello che i libri mi hanno dato. Le fiabe hanno come obiettivo quello di trasmettere un messaggio. Il tuo libro che messaggio vuole trasmettere? Inizialmente non avevo pensato a una morale legata ai miei racconti, ma rileggendoli credo proprio vogliano aiutare ad accettare i propri limiti. In una società in cui avere tutto è lo status symbol per eccellenza, la crisi però ha costretto molti a sacrificare capricci e sogni per sopravvivere; imparare a riconoscere quello che veramente vogliamo e siamo in grado di fare, limitando le pretese, essere e non avere, sono le vere chiavi della felicità. Per il “vissero felici e contenti” c’è ancora speranza? Non esistono principi azzurri, nemmeno le fate madrine o i geni della lampada. Per avere un finale da favola bisogna rimboccasi le maniche, non si può poltrire o soffermarsi su quanto alcuni obiettivi siano irraggiungibili o aspettarsi il miracolo divino; porsi traguardi che possano essere raggiunti in tempi umani e fissarne di nuovi ogni volta che se ne raggiunge uno. Potrebbe sembrare la classica morale ma nel 2011 le uniche cose che mi rimasero erano un compagno, due gatti e la scrittura; da queste poche cose sono ripartita a vivere, un passo alla volta, alla conquista di una grossa meta e anche se non riuscirò a raggiungerla, la strada che avrò percorso non sarà stata vana. Quali sono i tuoi modelli letterari di riferimento? Ho iniziato a leggere a soli sedici anni, ho perso tanto tempo e ci sono molti libri che devo ancora leggere perché la mia cultura possa definirsi almeno sufficiente. Eppure se ripenso ai libri che mi hanno fatto amare la lettura e poi la scrittura ecco che i primi nomi sono certamente Edgar Allan Poe e i suoi racconti dell’orrore e poi Lewis Carroll e la sua splendida “Alice nel paese delle meraviglie”. Sono entrambi due figure enigmatiche che hanno segnato la storia della letteratura tirando fuori se stessi scrivendo. Il vero padre che ho sempre voluto emulare però è J. R. R. Tolkien eppure sembra che il fantasy classico non sia la mia strada, tanto che l’unico fantasy terminato è andato perso a causa di un virus. Chi è Alice Chimera? Il miglior modo per definirmi è eccentrica. Sono una gattara con la fissazione per i libri. Per sopperire i problemi creati dalla dislessia leggo almeno un centinaio di libri l’anno, così che la mia mente sia sempre allenata. So ricamare e lavorare a uncinetto. Sono un grafico pubblicitario e amo paciugare con photoshop e headline. Amo il Giappone e ci sono stata nel 2010, la mia speranza è riuscire a tornarci presto. Ultimamente partecipo a eventi in abiti vittoriani. Colleziono tutte le edizioni del romanzo di “Alice nel paese delle meraviglie”. Ne ho in molte lingue (oltre che a saggi e raccolte di foto sulla stessa Alice o del suo autore). Cosa pensi di Les Flaneurs Edizioni? Ho mandato il mio manoscritto quando la casa editrice aveva appena aperto i battenti: ricordo che ho controllato tutte le pagine del loro sito, la mission e le collane. Rimasi molto colpita perché c’era una cura e un amore che già trapelava anche se non c’erano libri o copertine a definire un’immagine chiara dei loro prodotti ideali. Sono stata contattata e seguita come mai avrei pensato. Questi sono i miei primi passi nel mondo dell’editoria e li sto facendo tenendo la mano a un team fantastico.

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