Martin si volse a guardarli al loro ingresso nella sala del ristorante. Lei, sì, proprio quella splendida creatura che al suo arrivo al Grand Hotel aveva potuto ammirare solo di spalle, mentre era intenta a godersi la vista sulla città. Ancora nell’abito bianco, semplice e liscio, che non faceva che accentuare la gentilezza di quel suo corpo slanciato. Solo che adesso aveva anche raccolto i capelli in uno chignon, evidenziando la linea squisita del collo lungo e sottile. Le movenze aggraziate con cui si sedette a tavola e posò la borsetta lo lasciarono ammirato e con la bocca semiaperta, il che non fece che accrescere l’irritabilità di Susan. «Do you want an introduction, Martin?». Distolse lo sguardo colpevole e, tutto smarrito, farfugliò: «Pardon me?». Susan plissettò le labbra stropicciando il tovagliolo, poi afferrò il bicchiere: «I’m thirsty! Please, Martin, please!». E lui la servì battendo sul tempo il cameriere che era subito accorso. La giovane donna bruna era accompagnata dallo stesso uomo che Martin aveva scorto di sfuggita nell’atrio dell’albergo. Il suo istinto gli aveva suggerito di non fissarlo, e infatti egli ne aveva registrato con la coda dell’occhio la presenza. La sensazione che gli aveva lasciato impressa gli ricordava quei momenti in cui andava a cacciare il cervo rosso, benché in quell’occasione i ruoli fossero stati invertiti. Qualcosa gli aveva annodato lo stomaco dicendogli che quello sconosciuto era un predatore. E lui, cacciatore controvoglia sin dalla sua prima giovinezza, quegli indizi, li sapeva fiutare. Adesso, però, voleva proprio vederlo in viso e studiarne i particolari. Lo incuriosivano quei suoi capelli neri, lunghi almeno quanto bastava per uscire dagli schemi. Contrastavano mirabilmente col pallore del volto, e percepiva tutto ciò con una nota d’insicurezza che sfociava quasi nell’invidia. Da come aveva fatto accomodare al tavolo la sua donna, dalla disinvolta naturalezza con cui sedeva e dai movimenti eleganti di quelle sue mani dalle dita lunghe e un poco contorte… «Martin, where are you?». E Susan che continuava a segargli i nervi… tale madre, tale figlia! Lo sconosciuto consultò il menù, parlò alla donna che annuì adorante, con un solo sguardo chiamò il cameriere. «We cannot take the child with us, tomorrow… it would be a disaster!». «Okay, honey, we’ll leave her with the baby-sitter». E lei… oh, lei lo guardava come se egli fosse la cosa più cara che avesse al mondo! Aveva occhi grandi e scuri, scuri come quelli dell’uomo. No, quelli di lui lo erano di più, se n’era accorto da come scintillavano con una punta di malvagità quando volgeva lo sguardo di lato come per abbracciare l’intera sala. Provò una fitta allo stomaco. Quei due offuscavano tutti gli altri commensali, che al loro arrivo avevano cessato di esistere. «You know, she is not normal… she’s often hysterical. I can no longer cope with her!» esplose Susan, sempre molto critica nei confronti della loro unica figlia, che tale sarebbe anche rimasta. «Sshh…» le bisbigliò perché abbassasse il tono della voce. Una sola del suo stampo bastava e avanzava. E quello era solo l’inizio; crescendo sarebbe diventata in tutto e per tutto uguale alla madre. La bambina prometteva bene… si sentì perduto, aveva solo voglia di scappare. Di afferrare per mano la giovane sconosciuta e portarsela via col primo aereo, senza sapere dove. Via da lì, lontano da Susan, dai suoi capricci e dalle sue fissazioni! Dai suoi psicofarmaci, dalla sua cellulite molliccia, dai suoi capillari esplosi e celati dal laser ma sempre in agguato… lontano dalle sue irriducibili efelidi e dai suoi occhi slavati orlati di rade ciglia rossicce. Via dalla sua gelosia malsana e dal suo narcisismo! Martin non ne poteva davvero più e quel viaggio che avrebbe dovuto riavvicinarli li aveva solo allontanati ulteriormente, spalancando un baratro fra di loro. «She’s a tyrant! She’s really driving me crazy, Martin…» si lagnava con quel tono di megera travestita da vittima. Ma che razza d’uomo era quello che fermava il cameriere coprendo il bicchiere con la mano per evitare che gli venisse versato il vino? Un uomo che non sa bere non è un uomo! Pensò Martin fissando lo sconosciuto. Lei, invece, mica si tirava indietro. Assaggiò e fece poi un cenno d’assenso al cameriere. Martin era davvero incredulo. Una donna così, con un astemio! Chi non sa bere non sa godere, si disse per rimpolpare il suo orgoglio ferito. «You are really not paying attention!». Con gentilezza la giovane porgeva all’uomo il suo calice ed egli annusava il vino come se fosse per la prima volta. Martin non riusciva a capacitarsi! Quanto era diffidente, il nobiluomo pallido dai capelli corvini! Si sarebbe lasciato avvelenare dalla sua Lucrezia? O magari corrompere… pensò, intonando dentro di sé un canto di dileggio. Ecco che vi bagnava le labbra, poi ci passava sopra la lingua… «Stop staring at that woman!» tuonò Susan, e tutti nella sala si volsero a guardarli. «Did you hear what I said, Martin? Stop it! Stop it now!». Si alzò da tavola facendo stridere la seggiola sul pavimento, sbatté il tovagliolo a terra e se ne andò. Un’altra delle sue solite sfuriate, quale grande interpretazione da parte di sua maestà, la regina del dramma! Ma perché proprio in quel luogo e in quel momento! Davvero non ci voleva, non doveva umiliarlo così, non davanti a lei… Martin raccolse i pezzi di se stesso. Doveva comportarsi da uomo, così gli aveva insegnato suo padre. I perdenti non erano ammessi nell’albero genealogico dei Rover di Cincinnati, non c’era posto per quegli omuncoli. Chiamò il solerte cameriere: «Excuse me, sir! A bottle of bourbon, please…». Brindò a tutti i presenti alzando il bicchiere ricolmo quasi fino all’orlo. Spin off del romanzo L’uomo dalle iridi a specchio La rigogliosa bellezza dell’estate, una cenetta a lume di candela… da una scena quotidiana e apparentemente banale si scatenano in una coppia impulsi e dinamiche che fanno presagire un tragico epilogo. Non è necessaria l’intenzionalità di Amedeo per alimentare scompensi e connessioni dal gusto violento; è sufficiente che egli compaia sullo sfondo, proprio come la morte che si manifesta all’ignaro bevitore mentre brinda.