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A tu per tu con Alessandro Cannavale, curatore della collana di poesia “Icone”

È stata lanciata da poco una nuova collana di Les Flâneurs Edizioni, “Icone”, dedicata alla poesia. Il primi volumi di “Icone”, entrambi già in libreria, sono una silloge di Emilio Nigro dal titolo Edipo in fuga, incentrata sul tema dell’esilio e La dissipazione del rinoceronte bianco, di Nicola C. D’Onofrio, che racconta i poeti come specie rara, in via di estinzione. Scopriamo di più sulla sull’intero progetto confrontandoci con il curatore della collana, Alessandro Cannavale.

Ciao Alessandro, benvenuto sul nostro blog. Prima che curatore di collana, sei anzitutto un poeta. Raccontaci di te: come nasce il tuo rapporto con la poesia?

Ringraziandoti per la bella qualifica che mi hai attribuito, premetto che riesco a definirmi “poeta” solo sentendomi lo sciocco di cui parla Cesare Pavese, quando scrive “Comincia la poesia quando uno sciocco dice del mare “sembra olio””. Il mio amore per la poesia è direi antico, vista la mia provenienza anagrafica dalla decade dei ’70. Leggo poesia dai tempi del liceo. E provavo persino a scriverne: ricordo la gioia che provai quando ricevetti con grande sorpresa una segnalazione nel concorso nazionale di poesia della città della carta: Fabriano. Avevo scritto, a diciassette anni, dei versi scarni ma sentiti per Micol Finzi-Contini, il personaggio del romanzo di Bassani.

Anche il tuo legame con Les Flâneurs nasce molto prima di “Icone”. Ci racconti come si è sviluppata l’idea di questa collana?

Non saprei raccontare “quando”. È stata, direi, un’intuizione condivisa con Alessio Rega. Mentre gli proponevo l’idea, Alessio mi rispondeva: sai che ne parlavamo proprio qualche giorno fa, con Annachiara?

Quali sono la linea e le peculiarità di “Icone”, cosa distingue la collana dal resto del panorama editoriale legato alla poesia?

Vorrei che la prima peculiarità di questa collana fosse l’umiltà. Proprio per evitare di dovermi trovare nelle condizioni di “valutare” il lavoro di autori di sillogi, ho chiesto sin dal principio di disincentivare le autocandidature, per accogliere in collana sono autrici e autori invitati. Vorrei che le gemme di questa collana fossero opere di poeti che conosco bene, apprezzati nel corso degli anni per il messaggio che veicolano attraverso la scrittura poetica. Non un contenitore come altri ma un corpus ben sfaccettato, che prova a interpretare il nostro tempo con coraggio ed eresia. Che prova ad agire sul  proprio tempo, con il coraggio dell’impegno e senza indulgere nella tentazione nella mera autocelebrazione, nell’onfaloscopia improduttiva. Da qualche settimana, mi affianca nella selezione la poeta romana Elisabetta Destasio, a cui va la mia gratitudine.

Quali sono i criteri di selezione delle voci a cui vuoi dare spazio nella collana “Icone”?

Dopo averci pensato a lungo, incalzato dall’editore, provai a definire una traccia, alla cui redazione hai contribuito anche tu. La riporto qui: Rispondere al bisogno di effervescenze creative, coraggiose e corali. Cercare equilibri dinamici di senso per fronteggiare l’abisso, nutrendo la convinzione che l’urgenza della scrittura poetica sappia sciogliere i nodi gordiani della complessità, attingendo alla forza dei numeri primi. Proporre inediti contatti di linee per resistere all’assedio del silenzio. Alimentare un lavorio incessante che abiliti nuovi ponti immateriali del dialogo, promosso da interlocutori eretici. Auspicare alleanze insperate di sciamani danzanti sulle sponde di luce del Mediterraneo. Plasmare gli argini dello smarrimento, confrontarsi con la nostalgia delle partenze e delle restanze. Contenere il vuoto che abita lo sguardo dei randagi, con la coscienza bene a fuoco su tutti i gioghi invisibili. Non a noi ma solo al soffio del vento che sorge compete l’appello: sarà un’anagrafe degli smarriti che annusano la terra in cerca di nuove sorgenti.

I primi volumi della collana sono Edipo in fuga, di Emilio Nigro e La dissipazione del rinoceronte bianco, di Nicola C. D’Onofrio. Cosa ti ha convinto a scegliere questi autori e questi testi per cominciare a definire l’identità di “Icone”?

L’identità di Icone verrà definita gradualmente, man mano che gli autori comporranno il mosaico, anche in senso grafico, scegliendo una singola immagine per dar vita a una copertina che univocamente potrà definire il proprio contributo, anche agli occhi dei lettori. Il progetto grafico della copertina punta con sobrietà a dare precipua evidenza all’icona. Un termine evocativo, con forti implicazioni di senso schiettamente mediterranee. Edipo e il Rinoceronte raccontano lo sforzo dei poeti di dire e dirsi in relazione col mondo. Vi svelo in anteprima la terza uscita di questa collana: una luminosa Apocalisse apocrifa, del poeta salentino Giuseppe Semeraro.

Proviamo a calarci anche nei panni del pubblico. Qual è il “lettore ideale”, quello pronto a innamorarsi dei versi delle Icone?

Icone nasce per chi cerca nella poesia il contatto con la profondità, senza pregiudizi e spirito di tifoseria, di appartenenza, senza la ricerca della facile consolazione. Chi crede nel dovere della lotta a qualsiasi costo, senza attendersi riconoscimento o gratificazione. Con il coraggio del confronto a viso aperto con la complessità, senza temere di posare lo sguardo sulla lacerazione, e di sentirsi disorientati.

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