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Dove non arrivavano i treni arrivò la serie B. La mia storia nel Matera

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Descrizione

Sport nazionale, il calcio appassiona migliaia di italiani, il cui televisore trasmette immagini su sfondo verde, atleti impegnati in un lavoro di squadra e prodezze al limite fra bravura e fortuna. Ma solo chi ha giocato a calcio conosce il terrore provato nel fare parte della barriera in un campo fangoso, e solo chi ha sperimentato il professionismo ha provato i disagi delle camerate degli scapoli, delle trasferte a basso costo e delle invidie dei compagni.

Luciano Aprile era parte della squadra del Matera nel campionato 1979-’80, in cui la Città dei Sassi visse la gloria – seppure effimera – di arrivare in serie B. Dove non arrivavano i treni arrivò la serie B è il racconto di una delle vite della “mezzapunta” Aprile, la vita calcistica che si intreccia con quella di lettore, spettatore, ascoltatore, studente universitario e poi professore di Storia e Filosofia. Il suo racconto è all’incrocio delle passioni che lo accompagnano da sempre: quella politica, che lo ha portato a guardare al mondo del calcio come osservatore lucido e critico; quella filosofica, da cui trae le numerose citazioni che aprono i capitoli di una storia individuale e collettiva, privata e pubblica, in cui si mischiano gioco e lavoro, regole e infrazioni, rigori sbagliati e vittorie che sono passate alla storia.

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Luciano Aprile

Luciano Aprile è nato a Lecce e ha vissuto da piccolo nelle Marche e da adolescente in Sicilia, per poi far ritorno in Puglia, ad Acquaviva delle Fonti. Sostiene di aver vissuto tre vite: la prima da calciatore, in cui ha fatto della sua passione per la palla un mestiere; la seconda da professore, per trentasette anni, in cui ha dato fiato alla sua voglia innata di parlare di cose serie, nel suo caso storia e filosofia; la terza, che si appresta a vivere da quando l’hanno sbattuto in pensione, in cui spera di concretizzare la sua passione per la scrittura diventando scrittore. Ai suoi alunni diceva talvolta di avere avuto la fortuna di non aver mai lavorato ma voleva solo dire, con un paradosso, che considerava il mestiere di insegnante un’esigenza vitale, molto più che un lavoro. Qualche alunno più affettuoso gli ha dato del pazzo quando ha saputo che ha abbandonato il calcio per fare il professore. Ma non se ne è mai pentito. L’ultima ambizione, quella di scrivere, nasce dritta dritta dalla passione per la lettura. La letteratura, anzi, gli è sempre sembrata più efficace della filosofia per raccontare veramente come stanno le cose degli esseri umani.

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